E poi capita che qualcuno ti consigli un film (indipendente) che nessuno si è cagato
di striscio, pur nonostante avesse vinto due premi al Sundance Film Festival del 2011. Tra le altre cose è, sulla carta,
il film indipendente con la ricetta perfetta: prendiamo la fantascienza, aggiungiamo
il dramma di due persone, che non hanno nulla in comune e che per puro caso,
per un’impensabile sliding-door, i
loro destini saranno per sempre legati indissolubilmente, e infine condiamo il
tutto con un pizzico di romanticismo amarognolo per non farci mancare proprio
nulla.
Ladies and
Gentlemen, per la regia di Mike Cahill,
“Another Earth”.
Rhoda Williams, una giovane donna
entrata a far parte del programma spaziale, sogna di esplorare il cosmo. Il
brillante compositore John Burroughs ha già raggiunto l'apice della carriera e
sta per diventare padre per la seconda volta. Alla vigilia della scoperta di un
secondo Pianeta Terra (Terra-2), la tragedia colpisce inesorabilmente le vite
dei due sconosciuti, che si trovano improvvisamente legate l'una all'altra.
Non è
semplice approcciarsi alla fantascienza intimista, quella più introspettiva e
filosofica, soprattutto dopo che determinati registi quali Tarkovskij con “Solaris”,
Niccol col noir fantascientifico “Gattaca – La porta dell’Universo” e il
promettente Jones con il
contemplativo “Moon”, hanno già
affrontato il genere in maniera completa ed esaustiva. È un campo molto
interessante, ma è altrettanto un campo molto difficile e pericoloso, dove si
rischia davvero di fare un gran bel buco nell’acqua rischiando di esser troppo
prolissi con inutili filosofismi senza badar al concreto e alla sostanza. Fortunatamente,
non è questo il caso e, effettivamente, se c’è una cosa che il cinema
indipendente riesce a fare è proprio continuare a sfornare grandi pellicole
riguardo questo particolare sottogenere (insieme all’horror, ovviamente).
La decisione
di Cahill di dare la precedenza non alla comparsa improvvisa di Terra-2, ma ai
sentimenti che provano i due protagonisti Rhonda e John, interpretati
rispettivamente da una bravissima Brit
Marling e da William Mapother, viso già noto per gli amanti della serie TV “Lost”, è
stata la decisione perfetta. Così facendo, lasciando sullo sfondo (per la prima
metà del film) l’evento incredibile, ovvero la comparsa improvvisa di questo
“pianeta-clone”, ha permesso di concetrarsi sui sentimenti e le emozioni provate
dai due protagonisti, ricordando in parte la scelta fatta da Lindelof nella seconda stagione di “The Leftovers”.
Il regista,
riesce a creare quest’alone di tristezza, angoscia e solitudine che permea
tutto il film grazie a tre fattori principali: la regia (anche se ha qualche
difettuccio di stile), la fotografia e la colonna sonora.
La
fotografia con filtri particolarmente freddi e con colori sbiaditi abbinata
alla bellissima colonna sonora (firmata dai Fall on your Sword insieme al
compositore Phil Mossman), che in
alcuni frangenti ha ricordato le sonorità di “Her”, rendono le emozioni provate da Rhonda e John molto più
vivide creando un’empatia ulteriore tra lo spettatore e i protagonisti,
complici anche i meravigliosi dialoghi tra i due (una su tutte, la storia del
cosmonauta russo).
La questione
un po’ più spinosa riguarda la regia. Se da un lato, la scelta di usare una regia
“realistica”, riesce a dare molto pathos a determinate sequenze, c’è da dire
che a volte il troppo traballamento di macchina e gli improvvisi zoom risultano
inutili, invadenti e talvolta anche fastidiosi.
Invece, una gran
bella nota positiva su cui vorrei porre l’accento è il montaggio usato. Cahill,
in maniera molto intelligente, riesce a combinare delle sequenze molto calme e
tranquille con altre più dinamiche e schizzate senza dare alcun fastidio ma
anzi, aggiungendo ritmo alla narrazione la quale è scandita dai monologhi
interiori (fuori campo) di Rhonda alternati alle teorie
filosofiche/scientifiche di un astrofisico riguardanti la comparsa di Terra-2.
In questo
senso, il montaggio della sequenza iniziale è la summa maxima, sia a livello puramente tecnico, sia a livello
stilistico.
E’ un film
che, secondo me, va assolutamente visto, un’ottima science fiction intimista
che pur con qualche piccolo abuso registico riesce ad essere un film
interessantissimo e molto profondo, con alcuni picchi emotivi non indifferenti.
Infine faccio un piccolo ringraziamento
a Gaia, che consigliandomi questo film mi ha fatto scoprire una piccola perla
del cinema fantascientifico degli ultimi anni.
mi è piaciuto, ma solo fino a una certa. Pellicola molto promettente, però. Ora voglio vedere il secondo film di questo regista...
RispondiEliminaBeh,questo è il suo secondo film. Il primo fu "Boxers and ballerinas", che però non ho visto, mentre il suo terzo film, "I Origins", te lo consiglio alla grande ;)
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