Si può
aggiungere qualcos’altro a un’opera letteraria come “1984” di George Orwell?
La risposta a questo dilemma è stata data nel 1998 da un australiano in
collaborazione con un neozelandese, che appena l’anno prima uscì nelle sale con
un noir fantascientifico come “Gattaca –
La porta dell’Universo”.
Ladies and
Gentlemen, “The Truman Show”, diretto
da Peter Weir e scritto da Andrew Niccol… Dall’Oceania con furore.
Ogni secondo di ogni giorno che passa
Truman è, a sua insaputa, il protagonista della soap opera documentaristica più
lunga e seguita della televisione. Seaheaven, la cittadina dove Truman abita è
in realtà un gigantesco teatro di posa dove amici e parenti sono tutti attori
pagati che recitano la loro parte. Tutto va avanti fino al giorno in cui Truman
comincia a sospettare qualcosa.
Senza minimi
termini, è uno dei film più geniali di fine millennio. Proporre la distopia
alla “1984”, ormai abbastanza abusata, ma in salsa indivisuale/particolare è
l’evoluzione naturale all’opera letteraria di Orwell. Qui, la vittima diretta
del Grande Fratello non è l’intera
popolazione, ma un unico individuo, un’unica persona: Truman Burbank.
Il film è
innanzitutto una lucida e amara visione, profetica per l'epoca in cui il film è
uscito, del potere incontrollato del medium televisivo, del notevole impatto
che da lì a breve avrebbero avuto i reality show e della crescente invadenza del
mezzo televisivo nell’intimità delle persone, poiché sempre più ormai a fare spettacolo
sono le vicende private di gente qualunque, del sempre più labile confine che
ormai divide il mondo della finzione televisiva dalla realtà umana.
Christof, il
creatore del programma, prende questo neonato e crea attorno a sé un reality
sulla sua vita. Lui è Dio. E non è un caso che il suo nome ricordi quello di
Cristo…
E questo è
uno dei tanti esempi di citazioni e incredibile cura per i dettagli che non
vengono trascurati da parte di Weir e Niccol.
Proprio
sulla scelta dei particolari e dei dettagli mi vorrei un attimo soffermare.
Ogni singola cosa non è lasciata al caso. Ogni nome, via, piazza non è per
niente lasciata al caso. Ogni inquadratura non è mai superflua, buttata o
inutile.
Il nome
della “moglie” di Truman, Maryl, e il nome del suo “migliore amico”, Marlon,
sono chiari riferimenti a Maryl Streep e Marlon Brando, che non a caso sono
degli attori.
Le vie e le
piazze hanno nomi di attori esistenti, il nome della barca con la quale Truman
decide di lasciare Seaheaven, la stessa Seaheaven, letteralmente “porto sicuro”,
quindi un luogo ameno, ideale e utopico, sono tutte piccole citazioni che non
lasciano nulla al caso.
E poi c’è
lui: Truman Burbank. Mentre il cognome richiama la città Californiana di
Burbank, sede di vari studi televisivi e cinematografici, il nome è un gioco di
parole che sta proprio a significare che lui è l’unica verità e l’unica persona
reale in questo mondo puramente fittizio e superficiale.
Truman
Burbank, interpretato da un FENOMENALE Jim
Carrey (l’attore perfetto per interpretare un personaggio simile), che
riesce a emozionarci ed emozionarsi con il suo famosissimo sorriso (amaro) a 72
denti.
Truman
Burbank, un personaggio, che durante tutto il film, percorre ed attraversa le
quattro fasi della teoria della linea del mito
della caverna Platoniano: Immaginazione, Fede, Discorso Intellettivo,
Intellezione….. ed infine c’è lei, perché c’è sempre lei, la cosa più pura
nella quale l’uomo cade ogni volta, dimenticandosi sistematicamente delle volte
precedenti: l’Amore. E sarà proprio
questo sentimento a far cadere tutte le sue paure e a far breccia nel cielo fittizio
creato da Christof. Poesia pura.
E a livello
registico cosa posso dire? Inquadrature stravolte e distorte con dei
grandangolari da paura, i colori iper saturati e l’impatto visivo dei loghi
sono i tre elementi con cui Peter Weir è riuscito a compiere un’impresa
gigantesca: raccontare con un taglio cinematografico una storia e allo stesso
tempo distruggerla usando inquadrature soggettive e realistiche che ricordano
la Televisione. Chapeau!
Questo film
rappresenta una società, la nostra società, praticamente autistica e passiva
che continua a fare lo stesso errore: fermarsi costantemente a guardare e non
prendere l’iniziativa decidendo di vivere. E nel preciso momento in cui Truman
decide di vivere diventa l’eroe comune di tutte quelle persone che sono lì
davanti la TV che fanno finta di amare la loro routine, impaurite di scegliere,
impaurite di prendere l’iniziativa ed impaurite di vivere.
Vi saluto, vi abbraccio e… Caso mai non vi rivedessi… Buon pomeriggio, buona sera e buona notte.
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