giovedì 7 aprile 2016

"Another Earth" di Mike Cahill


E poi capita che qualcuno ti consigli un film (indipendente) che nessuno si è cagato di striscio, pur nonostante avesse vinto due premi al Sundance Film Festival del 2011. Tra le altre cose è, sulla carta, il film indipendente con la ricetta perfetta: prendiamo la fantascienza, aggiungiamo il dramma di due persone, che non hanno nulla in comune e che per puro caso, per un’impensabile sliding-door, i loro destini saranno per sempre legati indissolubilmente, e infine condiamo il tutto con un pizzico di romanticismo amarognolo per non farci mancare proprio nulla.
Ladies and Gentlemen, per la regia di Mike Cahill, “Another Earth”.


Rhoda Williams, una giovane donna entrata a far parte del programma spaziale, sogna di esplorare il cosmo. Il brillante compositore John Burroughs ha già raggiunto l'apice della carriera e sta per diventare padre per la seconda volta. Alla vigilia della scoperta di un secondo Pianeta Terra (Terra-2), la tragedia colpisce inesorabilmente le vite dei due sconosciuti, che si trovano improvvisamente legate l'una all'altra.

Non è semplice approcciarsi alla fantascienza intimista, quella più introspettiva e filosofica, soprattutto dopo che determinati registi quali Tarkovskij con “Solaris”, Niccol col noir fantascientifico “Gattaca – La porta dell’Universo” e il promettente Jones con il contemplativo “Moon”, hanno già affrontato il genere in maniera completa ed esaustiva. È un campo molto interessante, ma è altrettanto un campo molto difficile e pericoloso, dove si rischia davvero di fare un gran bel buco nell’acqua rischiando di esser troppo prolissi con inutili filosofismi senza badar al concreto e alla sostanza. Fortunatamente, non è questo il caso e, effettivamente, se c’è una cosa che il cinema indipendente riesce a fare è proprio continuare a sfornare grandi pellicole riguardo questo particolare sottogenere (insieme all’horror, ovviamente).


La decisione di Cahill di dare la precedenza non alla comparsa improvvisa di Terra-2, ma ai sentimenti che provano i due protagonisti Rhonda e John, interpretati rispettivamente da una bravissima Brit Marling e da William Mapother, viso già noto per gli amanti della serie TV “Lost”, è stata la decisione perfetta. Così facendo, lasciando sullo sfondo (per la prima metà del film) l’evento incredibile, ovvero la comparsa improvvisa di questo “pianeta-clone”, ha permesso di concetrarsi sui sentimenti e le emozioni provate dai due protagonisti, ricordando in parte la scelta fatta da Lindelof nella seconda stagione di “The Leftovers”.
Il regista, riesce a creare quest’alone di tristezza, angoscia e solitudine che permea tutto il film grazie a tre fattori principali: la regia (anche se ha qualche difettuccio di stile), la fotografia e la colonna sonora.
La fotografia con filtri particolarmente freddi e con colori sbiaditi abbinata alla bellissima colonna sonora (firmata dai Fall on your Sword insieme al compositore Phil Mossman), che in alcuni frangenti ha ricordato le sonorità di “Her”, rendono le emozioni provate da Rhonda e John molto più vivide creando un’empatia ulteriore tra lo spettatore e i protagonisti, complici anche i meravigliosi dialoghi tra i due (una su tutte, la storia del cosmonauta russo).
La questione un po’ più spinosa riguarda la regia. Se da un lato, la scelta di usare una regia “realistica”, riesce a dare molto pathos a determinate sequenze, c’è da dire che a volte il troppo traballamento di macchina e gli improvvisi zoom risultano inutili, invadenti e talvolta anche fastidiosi.
Invece, una gran bella nota positiva su cui vorrei porre l’accento è il montaggio usato. Cahill, in maniera molto intelligente, riesce a combinare delle sequenze molto calme e tranquille con altre più dinamiche e schizzate senza dare alcun fastidio ma anzi, aggiungendo ritmo alla narrazione la quale è scandita dai monologhi interiori (fuori campo) di Rhonda alternati alle teorie filosofiche/scientifiche di un astrofisico riguardanti la comparsa di Terra-2.
In questo senso, il montaggio della sequenza iniziale è la summa maxima, sia a livello puramente tecnico, sia a livello stilistico.


E’ un film che, secondo me, va assolutamente visto, un’ottima science fiction intimista che pur con qualche piccolo abuso registico riesce ad essere un film interessantissimo e molto profondo, con alcuni picchi emotivi non indifferenti.

Infine faccio un piccolo ringraziamento a Gaia, che consigliandomi questo film mi ha fatto scoprire una piccola perla del cinema fantascientifico degli ultimi anni.

2 commenti:

  1. mi è piaciuto, ma solo fino a una certa. Pellicola molto promettente, però. Ora voglio vedere il secondo film di questo regista...

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  2. Beh,questo è il suo secondo film. Il primo fu "Boxers and ballerinas", che però non ho visto, mentre il suo terzo film, "I Origins", te lo consiglio alla grande ;)

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