venerdì 13 maggio 2016

"Il Racconto dei Racconti - Tale of Tales" di Matteo Garrone


Mi sembrava più che doveroso fare una piccola rubrica a puntate a proposito dell'incredibile e inaspettata rinascita cinematografica che sta avvenendo in Italia, ed è per questo che dopo aver ampliamente parlato del cinecomic nostrano, “Lo chiamavano Jeeg Robot”, e aver analizzato il film più duro di questo ricco periodo, ovvero “Non essere cattivo”, è giunto il momento di parlare del terzo film italiano che oltre ad aver sbancato i David di Donatello, insieme al film di Mainetti, è diventato una piccola perla del genere… fantasy!
Ladies and Gentlemen, per la regia di Matteo Garrone, “Il Racconto dei Racconti – Tale of Tales”.


Si diceva che non era nel DNA del nostro cinema il genere fantasy, così come si diceva anche del cinecomic, eppure Matteo Garrone, così come Gabriele Mainetti, ha deciso di andare contro corrente (e già solo per questo è un grande) decidendo di dirigere proprio un fantasy, e più precisamente quello più fiabesco: il fantasy con ambientazioni medievali.
Garrone prende spunto da 3 fiabe (“La Cerva fatata”, “La Pulce”, “La vecchia scorticata”) che compongono parte della raccolta di fiabe “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636.
Non è un caso, infatti, che Garrone crea una struttura, fondamentalmente, ad episodi, narrando tre storyline ben differenti che per tutto il film si svilupperanno in maniera alternata, dando, quindi, uno stile più dinamico, e che si ricongiungeranno solamente nel finale di pellicola.
Il punto veramente forte del film è la crescita, esponenziale, di ogni storyline. Si ha, ogni volta che c’è uno stacco da una storyline all’altra, una voglia matta di sapere come va a finire quel determinato episodio, perché è vero che stiamo parlando di semplici fiabe, ma sono sviluppate talmente bene che cresce nello spettatore una voglia ai limiti della morbosità di sapere come va a finire quella storyline.
Il comparto tecnico è incredibile.
La regia funziona alla grande.
La scelta di dare al film quasi nessun filtro fotografico ma usando, spesso, la luce effettiva di scena è azzeccatissima.
Le scenografie sono meravigliose e tutte reali (il castello di Altomonte è il Castel del Monte che si trova ad Andria, in Puglia).
La computer grafica viene usata con parsimonia e quando succede è mixata perfettamente con l’ambientazione circostante.
I costumi usati sono MERAVIGLIOSI!
Il cast è eccellente: Salma Hayek, Vincent Cassell, Toby Jones e John C. Really, tutti insieme appassionatamente, in un film italiano. Non si poteva chiedere di meglio.
È un fantasy molto particolare che si discosta di molto dai fantasy epici come “Il Signore degli Anelli” o “Narnia”, e per questo motivo ad alcuni spettatori potrebbe non piacere. Non ci sono scontri giganteschi, non ci sono viaggi incredibilmente epici. Sono semplicemente tre piccole storie ambientate in un mondo medievale dove la magia c’è ma non è iper presente, anzi, è molto ben nascosta pur permeando ogni singolo frame del film.
Sono tre storie, delicate perché hanno una struttura che ricordano le fiabe, ma non sono per niente delicate per i toni utilizzati. Ed infatti, troviamo la violenza, lo splatter, l’horror, il sesso. Sono tre storie, popolari, dove appunto non ci sono spiegoni giganteschi. Quello che si vede sullo schermo sono le passioni, le ambizioni, le volontà dei personaggi nella maniera più veritiera possibile e senza alcun filtro. È proprio per questo motivo che sembra un fantasy più terreno e meno... fantastico.


Garrone fa un po’ quello che ha fatto Mainetti, con proporzioni diverse. Ha preso un genere non tipicamente italiano e l’ha fatto diventare tale. La scelta di usare delle fiabe popolari Campane invece dell’epic fantasy Norreno è una scelta più che azzeccata. 
Come Mainetti, Garrone osa, con mezzi economici, alle spalle, maggiori, e stupisce. 
“Il Racconto dei Racconti”, come la sua controparte Mainettiana, conquista 7 David ed entra di diritto nella stratosfera del cinema italiano. La rinascita continua, anche e soprattutto, rivoluzionando i preconcetti del cinema nostrano.

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