Mi sembrava
più che doveroso fare una piccola rubrica a puntate a proposito dell'incredibile e inaspettata rinascita cinematografica che sta avvenendo in Italia, ed è per questo
che dopo aver ampliamente parlato del cinecomic nostrano, “Lo chiamavano Jeeg Robot”, e aver analizzato il film più duro di
questo ricco periodo, ovvero “Non essere cattivo”, è giunto il momento di parlare del terzo film italiano che oltre
ad aver sbancato i David di Donatello, insieme al film di Mainetti, è diventato una piccola perla del genere… fantasy!
Ladies and
Gentlemen, per la regia di Matteo Garrone,
“Il Racconto dei Racconti – Tale of
Tales”.
Si diceva
che non era nel DNA del nostro cinema il genere fantasy, così come si diceva
anche del cinecomic, eppure Matteo Garrone, così come Gabriele Mainetti, ha
deciso di andare contro corrente (e già solo per questo è un grande) decidendo
di dirigere proprio un fantasy, e più precisamente quello più fiabesco: il
fantasy con ambientazioni medievali.
Garrone
prende spunto da 3 fiabe (“La Cerva
fatata”, “La Pulce”, “La vecchia scorticata”) che compongono
parte della raccolta di fiabe “Lo cunto
de li cunti” di Giambattista Basile
pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636.
Non è un
caso, infatti, che Garrone crea una struttura, fondamentalmente, ad episodi,
narrando tre storyline ben differenti che per tutto il film si svilupperanno in
maniera alternata, dando, quindi, uno stile più dinamico, e che si
ricongiungeranno solamente nel finale di pellicola.
Il punto
veramente forte del film è la crescita, esponenziale, di ogni storyline. Si ha,
ogni volta che c’è uno stacco da una storyline all’altra, una voglia matta di
sapere come va a finire quel determinato episodio, perché è vero che stiamo
parlando di semplici fiabe, ma sono sviluppate talmente bene che cresce nello
spettatore una voglia ai limiti della morbosità di sapere come va a finire
quella storyline.
Il comparto
tecnico è incredibile.
La regia funziona
alla grande.
La scelta di
dare al film quasi nessun filtro fotografico ma usando, spesso, la luce
effettiva di scena è azzeccatissima.
Le scenografie
sono meravigliose e tutte reali (il castello di Altomonte è il Castel del Monte
che si trova ad Andria, in Puglia).
La computer
grafica viene usata con parsimonia e quando succede è mixata perfettamente con
l’ambientazione circostante.
I costumi
usati sono MERAVIGLIOSI!
Il cast è
eccellente: Salma Hayek, Vincent Cassell, Toby Jones e John C. Really,
tutti insieme appassionatamente, in un film italiano. Non si poteva chiedere di
meglio.
È un fantasy
molto particolare che si discosta di molto dai fantasy epici come “Il Signore
degli Anelli” o “Narnia”, e per questo motivo ad alcuni spettatori potrebbe non
piacere. Non ci sono scontri giganteschi, non ci sono viaggi incredibilmente
epici. Sono semplicemente tre piccole storie ambientate in un mondo medievale
dove la magia c’è ma non è iper presente, anzi, è molto ben nascosta pur
permeando ogni singolo frame del film.
Sono tre
storie, delicate perché hanno una struttura che ricordano le fiabe, ma non sono
per niente delicate per i toni utilizzati. Ed infatti, troviamo la violenza, lo
splatter, l’horror, il sesso. Sono tre storie, popolari, dove appunto non ci
sono spiegoni giganteschi. Quello che si vede sullo schermo sono le passioni,
le ambizioni, le volontà dei personaggi nella maniera più veritiera possibile e
senza alcun filtro. È proprio per questo motivo che sembra un fantasy più
terreno e meno... fantastico.
Garrone fa
un po’ quello che ha fatto Mainetti, con proporzioni diverse. Ha preso un
genere non tipicamente italiano e l’ha fatto diventare tale. La scelta di usare
delle fiabe popolari Campane invece dell’epic fantasy Norreno è una scelta più
che azzeccata.
Come Mainetti, Garrone osa, con mezzi economici, alle spalle, maggiori, e stupisce.
“Il Racconto dei Racconti”, come la sua controparte Mainettiana, conquista 7 David ed entra di diritto nella stratosfera del cinema italiano. La
rinascita continua, anche e soprattutto, rivoluzionando i preconcetti del
cinema nostrano.
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